L'insediamento antico
LE TOMBE DELL'ETA' DEL FERRO
L’area pianeggiante attualmente adibita a colture sperimentali fu sede della principale necropoli dell’insediamento protostorico ubicato sulle retrostanti alture dei Cjastiei. È stata esplorata sistematicamente dal 1980 al 1986 ed ha restituito circa 180 tombe ad incinerazione e due ad inumazione databili nell’ambito dell’età del ferro.
Le sepolture, per lo più assai danneggiate dai lavori agricoli, in alcune zone distrutte da bacini o fossi di età romana e recente, erano situate su di una fascia ghiaiosa nord-sud parallela al corso del Cormor ed erano disposte per lo più in gruppi, riferibili a nuclei familiari.
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Le ossa dei cremati, sempre associate ai residui del rogo, secondo un rituale comune a tutte le comunità dell’area alpina sudorientale erano deposte con il corredo personale in vasi tomba, di grandissime dimensioni (dolii lisci o cordonati) nelle tombe più ricche, o in semplici buche circolari scavate nel terreno ghiaioso. Solo in un caso il dolio era protetto da una cassetta in lastre di pietra; più frequenti dovevano essere le lastre di copertura, che però raramente si sono conservate
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I corredi sono indicativi dello stato sociale del defunto: erano costituiti principalmente da oggetti di ornamento, tra cui si segnalano spilloni con capocchia ad ombrellino o a globetti, fibule a drago e serpeggianti, fibule a navicella, a sanguisuga, con bottoni sull’arco, con arco laminare, bracciali, anelli, fermatrecce; assai frequenti erano inoltre, nelle tombe maschili, le armi di offesa per lo più in ferro (cuspide di lancia o giavellotto, ascia, coltellaccio) accompagnate, per i defunti di alto lignaggio, dalla bardatura equina o da elementi di essa.
In rari casi nelle tombe erano deposti, per lo più al di sopra dei resti del rogo o all’esterno del vaso tomba, servizi ceramici o anche soltanto singole tazzine, simboli del convito funebre. Solo nelle tombe di considerevole ricchezza è stato rinvenuto vasellame metallico (situle), che veniva frammentato ritualmente nel corso della cerimonia funebre.
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Nel suo complesso il sepolcreto è databile tra la fine dell’VIII e gli inizi del V sec. a.C.: il suo nucleo più consistente è collocabile tra il VII e il VI sec. a.C., periodo di massima espansione dell’abitato. Le caratteristiche del rituale funebre, la presenza di armi in ferro nelle tombe, la tipologia di numerosi oggetti accomuna la necropoli - che pure rivela consistenti influenze della civiltà del Veneti antichi - a quelle dell’Austria e della Slovenia riferibili alla cultura hallstattiana dell’età del ferro.
LE TOMBE DELL'ETA' ROMANA
Scarsi reperti documentano una frequentazione della zona anche nei secoli immediatamente precedenti alla romanizzazione. Solo però a partire dal tardo I secolo a. C., quando ormai l’area di Pozzuolo è inserita in un territorio quasi completamente romanizzato, la zona pare nuovamente utilizzata per usi funerari. Tra il 1982 - 86 ed il 1990 sono state scavate infatti circa 20 sepolture ad incinerazione disposte ai margini del cimitero protostorico ed alla base del terrazzo detto di Cuppari, in gruppi databili tra la fine del I sec. a. C. e l’età di Tiberio, quando gli abitanti dovevano risiedere in una villa rustica o in un piccolo centro ancora ubicato nell’ambito del castelliere dei Cjastiei.
La maggior parte delle tombe, spesso più danneggiate di quelle protostoriche, consistono in semplici buche nel terreno in cui era deposto l’ossuario, accompagnato in alcuni casi da servizi ceramici. La copertura, non sempre conservata, era costituita da uno o più frammenti di laterizi o da una mezza anfora. Solo in un caso vi era una vera cassetta formata da tegole. Tale tipologia funeraria è attestata anche in altre necropoli del territorio di Aquileia.
Con funzione di ossuario, sono frequenti le urne di tipo Auerberg, assai comuni in Austria e Slovenia, mentre tra i recipienti di corredo figurano vasetti a pareti sottili, piatti e coppette di ceramica sigillata, alcune delle quali di produzione aretina, e coppe in ceramica grigia di un tipo originario del territorio veneto. In alcune tombe, tra le ossa combuste vi erano in qualche caso monete ma per lo più oggetti di ornamento personale, come anelli, orecchini, pendenti di vetro e fibule.
Il ritrovamento più importante è uno stilo scrittorio con inscrizione in caratteri venetici, rinvenuta in una tomba della fine del I sec. a .C. che documenta la persistenza fino alla prima età imperiale della scrittura utilizzata dalle genti preromane.
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Fonte: Ministero per i beni culturali e ambientali
Soprintendenza archeologica e per i beni architettonici artistici ambientali e storici del Friuli Venezia Giulia
Itinerari della preistoria