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La Preistoria

Il primo insediamento umano conosciuto nel comune risale addirittura agli albori della civiltà neolitica, cioè al V millennio a.C., quando l'area friulana, fino ad allora sede di raccoglitori e cacciatori mesolitici (8000 – 4500 a.C.), registrò l'arrivo di nuovi colonizzatori provenienti dall'area danubiana e dai Balcani occidentali che diffusero l'agricoltura e l'allevamento e formarono le prime comunità stanziali. Di queste, una delle più vaste oggi conosciute non solo in regione, ma in tutta Europa, è il villaggio di Sammardenchia. In base alle ricerche archeologiche, iniziate nel 1985, si è potuto ipotizzare che le attività economiche praticate in tale villaggio erano l'agricoltura, prevalentemente di farro ed orzo, l'allevamento, la caccia ed il commercio. Quest'ultimo è attestato dal ritrovamento di ceramiche con decorazioni che rimandano alla cultura padana di Fiorano e ad altre aree sia italiane (Veneto orientale, Piemonte), sia europee (cultura dalmata, area centro-danubiana, Carpazi).

In località Braida Roggia, in prossimità della riva destra del torrente Cormor, non molto lontano dall'abitato di Pozzuolo, è stato scoperto un settore destinato a servizi o ad attività di preparazione del cibo rimasto in uso dal XIII fino al X secolo a.C., allorquando un'inondazione del torrente Cormor particolarmente disastrosa causò l'abbandono del sito, che fu in epoche posteriori riutilizzato allo scopo di necropoli (VII e VI secolo a.C.). Il primo vero insediamento in prossimità dell'attuale centro abitato di Pozzuolo del Friuli risale però all'Età del Bronzo e si sviluppò nell'area dei Castellieri: siti posti su due alture, quella dei Cjastei e la Culine, utilizzate come cinte difensive, delle quali ancor oggi sono ben visibili ai margini opere di fortificazione.

Il villaggio principale era situato sull'altura dei Cjastei, dove nelle vicinanze delle case si trovavano officine di lavorazione dei metalli e botteghe per la lavorazione delle ossa e delle corna, utilizzate a completamento degli oggetti metallici. All'interno delle abitazioni altro lavoro era costituito dalla filatura e la tessitura. Ai piedi dei Cjastei sono state ritrovate quattro aree di incinerati, la più importanti delle quali risale all'Età del Ferro (fine dell'VIII secolo a.C. e inizio del V secolo a.C.). Essa attesta che il villaggio in questo periodo godette di una certa prosperità grazie alla favorevole posizione attraversata da vie di traffico che congiungevano territori alpini nord-orientali col mondo veneto e con l'Italia padana e peninsulare. La possibilità dell'approvvigionamento di materie prime consentì un artigianato abbastanza fiorente e una cultura dagli aspetti variegati che durò fino all'epoca romana. Nel tessuto sociale, comunque scarsamente articolato, si distingue una classe di guerrieri che probabilmente erano anche artigiani e producevano armi in ferro. In epoca romana (tra il I secolo a.C. e il I secolo) vi fu nel sito occupato dal villaggio una completa e radicale ristrutturazione ed esso fu occupato da una fattoria con magazzini per derrate alimentare e la parte interna adibita a coltivazione.

A sud-ovest dell'area fortificata, nel terrazzo di Cuppari, sono state ritrovate fosse scavate tra il VII e il VI secolo a.C. che si pensa possano essere state cantine di abitazioni ed utilizzate poi come forni di cottura di oggetti di terracotta o per la cottura o l'essicazione della carne bovina. Accanto e talvolta su di esse sono state ritrovate sepolture altomedievali di inumati.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Pozzuolo_del_Friuli"

 

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